Bill Millett - Visual osmosis






    - Can you tell us something about yourself?
    I’m a Glasgow based photographer and filmmaker. I utilize the camera as a canvas, my work is subjective attempting to bring about a process of visual meditation, hopefully offering the viewer the opportunity to explore ones own existence. I approach my work as a painter attempting to transcend the limits of photography.

    - When did you discover your passion for photography?
    I have always had an interest in spatial processing as opposed to language processing, the image is paramount. At first I operated in the zone of classical photography, trying to capture realism, but the more one tries the more one realizes it is just social pornography. Obviously this point is debatable and much has been written on the subject. It was at this point I realized the camera was more than just an image capturing machine, it was actually a blank canvas, another tool an artist could utilize.  Nowadays everyone is a photographer; therefore one has to step beyond the fence to find new challenges, new ways of looking at and interpreting the world. Photography has limitations, imagination is endless. Thus one becomes an image maker. This is my passion more than photography.

    - How do you create your work?
    I have a theme I wish to work on. In the process I create sketches of the general idea and colours that are complimentary to the concept. I then sketch with light till I am happy with the outcome. Once these stages have been achieved, I bring colour into the painting. I do not use a computer to achieve the images, I’m not a fan of computer manipulated images. Just imagine taking back the layers of a Caravaggio only to discover its complexity had been achieved via paint by numbers.

    - What are your main sources of inspiration ?
    I am influenced by the work of Kandinsky and Rothko. As a child I hated Rothko's work I thought it boring and pretentious, however, I had never seen a real Rothko. It is not till you stand in front of one of Rothko's works and stare at it for a few minuets then walk towards it, you go through a process of visual osmosis. It encourages you to step beyond the horizon and question ones own existence. It is always something I try to work towards in my paintings and filmwork. Where as for me Kandinsky lets us into the world of synesthesia as color and shape operate like a symphony. None of these artists opinionated only stimulate. Art should not constrict the viewer, they should be allowed to open the gate and step into that twig light zone between cognitive recognition and abstraction. Hence, I attempt to act as a vehicle that allows the viewer to operate in that zone, that is what inspires me most, what I think is irrelevant the viewer becomes the artist.

    - Ci puoi raccontare qualcosa su di te?
    Sono un fotografo e creatore di film di Glasgow. Uso la macchina fotografica come se fosse una tela, consider oil mio lavoro soggettivo e cerco di causare nello spettatore un processo di meditazione visiva, sperando di offrirgli l’opportunità di esplorare la sua esistenza. Mi relaziono con la fotografia come un pittore che cerca di andare oltre I limiti della tecnica stessa.

    - Quando hai scoperto la tua passione per la fotografia?
    Da sempre ho avuto interesse verso i processi spaziali, come opposti a quelli linguistici, l’immagine è essenziale. All’inizio ho esplorato la fotografia “classica”, cercando di catturare il realismo nell’immagine, ma più cercavo di rendere realista l’immagine più mi accorgevo che era solo “pornografia sociale”. Certamente questo punto è discutibile e molto è già stato scritto su questo soggetto. È stato a questo punto che ho scoperto che la macchina fotografica era qualcosa in più di un semplice oggetto per catturare immagini. Era una tela Bianca, solo uno strumento in più a disposizione dell’artista. Ormai al giorno d’oggi chiunque è un fotografo; perciò una persona deve andare al dil là dei soliti percorsi per trovare nuove sfide, nuovi modi di guardare e interpretare il mondo. La fotografia ha dei limiti, l’immaginazione è senza fine. Così sono diventato un creatore d’immagini. Questa è la mia passione, più che la fotografia.

    - Come crei i tuoi lavori?
    Di solito parto da un tema che vorrei sviluppare. Inizio a preparare degli schizzi dell’idea generale e scelgo i colori che sono complementari all’idea. Dopo faccio le prove con la luce fino a quando non sono soddisfatto del risultato. Quando ho concluso questa parte allora riporto I colori nel dipinto. Non uso il computer per i lavori, non sono un patito della manipolazione al computer. Immagina solo riprendere gli strati del Caravaggio solo per scoprire che sono stati ottenuti dipingendo attraverso I numeri.

    - Quali sono le tue principali fonti d’ispirazione?
    Sono influenzato dal lavoro di Kandinsky e Rothko. Da bambino odiavo Rothko, pensavo che fosse noioso e pretenzioso, ma era perchè non avevo mai visto il vero Rothko. Non lo vedi fino a quando non sei davanti a uno dei suoi lavori e non lo osservi per qualche minuto e poi cammini verso di lui. Così attraversi un processo di osmosi vsuale. Ti incoraggia ad andare oltre l’orizzonte e riflettere della propria esistenza. E proprio quello su cui lavoro nei miei dipinti e film . invece Kandisky ci permette di entrare nel mondo della sinestesia nel senso che colori e forme operano come una sinfonia. Nessuno di questi artisti costringe lo spettattore, ma semplicemente lo stimola. L’arte non deve forzare, ma permettere di aprire la porta e entrare in quella zona d’intuizione che sta tra il riconoscimento cognitivo e l’astrazione. Quindi, io cerco di agire come veicolo che permette alo spettatore di esplorare quella zona. Quaesto è ciò che mi ispira di più, quello che penso è irrilevante, è lo stesso osservatore a diventare artista.

    For further information see also http://www.visual-osmosis.com/.
    All the images posted here are Bill Millett’s works.



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